31 Maggio 2020
EQUO COMPENSO: DALLA TOSCANA UNA LEGGE MODELLO
Dalla Regione Toscana viene un segnale forte sull’equo compenso, con una legge approvata due giorni fa in Consiglio, e voluta con forza dalla giunta, che può diventare un riferimento anche sul piano nazionale. L’amministrazione guidata da Enrico Rossi, già pioniera nella tutela dei compensi professionali, vincola se stessa, le proprie partecipate e privati, cittadini e imprese che presentino istanze alla Regione e alle sue controllate a pagare i professionisti impiegati per qualsiasi tipo di prestazione in modo proporzionale “alla quantità, alla qualità, al contenuto e alle caratteristiche” del lavoro svolto: dove la adeguatezza non è un’idea ondivaga ma è ancorata ai “parametri prefissati con decreti ministeriali relativamente alle diverse professioni”.
Nel caso dei medici veterinari, dunque, si dovrà fare riferimento al Decreto 19 luglio 2016, n. 165.
E’ risaputo che il nodo da sciogliere nella normativa nazionale è l’atteggiamento frivolo con cui tanti Comuni e persino il Mef hanno interpretato la disciplina del 2017, che vincola le PA a garantire il ‘principio’ dell’equo compenso. Espressione troppo incerta che ha incoraggiato ogni sorta di aggiramenti ma a cui ora la Regione Toscana pone drasticamente rimedio col rimando ai parametri.
Le nuove norme regionali contengono inoltre una serie di paletti che impediranno di eludere i parametri: dal divieto di commutare la parcella vera e propria con ‘forme di sponsorizzazione’ o ‘mero rimborso spese’ a una rigorosa attenzione nelle formule dei bandi pubblici, che dovranno evitare il ricorso a ‘criteri di valutazione dell’offerta potenzialmente idonei a creare uno squilibrio fra prestazioni e compensi’.
Ora l’auspicio è che il Parlamento nazionale intervenga al più presto, magari mutuando le misure introdotte a Firenze.
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